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Da Céline Sciamma a Lorene Scafaria, chi sono le donne dietro la macchina da presa

Stanno dietro la macchina da presa, e troppo poco spesso il loro lavoro viene riconosciuto e apprezzato come merita: sono le registe che ci stanno regalando grandi opere da vedere e rivedere. Da Céline Sciamma a Lorene Scafaria, conosciamole meglio.

Con Ritratto della giovane in fiamme Céline Sciamma ha confermato il suo talento nel dirigere film che indagano l’identità femminile. La storia di Marianne e di Héloïse, molto applaudita al Festival di Cannes, mostra al pubblico quanto spesso la donna sia stata costretta a restare invisibile. Anche nel mondo dell’arte.

Un’esclusione che a lungo è valsa anche per il cinema e che continua a far discutere. Basta scorrere la lista dei festival e delle rassegne internazionali più importanti per capire quante poche donne abbiano stretto in mano una statuetta come miglior regista: dal 1929 sono stati assegnati un solo Oscar (a Kathryn Bigelow) e un Leone d’argento (a Shirin Neshat).

Qualità, originalità e creatività sono però doti declinate anche al femminile: molte registe hanno realizzato opere di innegabile bellezza. Ognuna di loro ha trovato il suo stile, ha portato sul grande schermo tematiche interessanti, ha regalato al pubblico grandi storie. Ne ripercorriamo alcune, da scoprire o rivedere in home video e digital download.

Lorene Scafaria

La forza della regista e sceneggiatrice italoamericana sta nella scrittura. È infatti con la sceneggiatura della commedia Nick & Norah: tutto accadde in una notte (tratto dall’omonimo romanzo per adolescenti) che entra ufficialmente a far parte del regno dorato di Hollywood. Esordisce dietro la macchina da presa nel 2012 con Cercasi amore per la fine del mondo (protagonisti Steve Carell e Keira Knightley), di cui ha curato anche la sceneggiatura, a cui segue tre anni dopo The Meddler – Un’inguaribile ottimista con Susan Sarandon e Rose Byrne.

Ispirata da un articolo letto sul New York Magazine, scrive la sceneggiatura e cura la regia de Le ragazze di Wall Street, adesso disponibile in home video e digital download. Il film, co-prodotto dalla protagonista Jennifer Lopez, in forma a dir poco smagliante, segue un gruppo di spogliarelliste che per reagire alla crisi economica, si trasformano in novelle Robin Hood ai danni dei ricchi banchieri. Il film è stato presentato con grandissimo successo al Festival di Toronto e al Festival di Roma.

Céline Sciamma

La regista francese è un’osservatrice attenta della società e il suo sguardo è rivolto in particolar modo all’universo femminile. Negli anni ha raccontato con raffinatezza storie sull’identità, come quella della bambina protagonista di Tomboy che si interroga sulla definizione della propria sessualità, o dell’adolescente afro-francese confusa in Diamante nero.

In Ritratto della giovane in fiamme (Miglior sceneggiatura a Cannes) la regista si proietta nella Francia del Settecento e racconta una storia d’amore struggente tra due donne: Marianne (Noémie Merlant) ed Eloise (Adèle Haenel) si incontrano perché alla prima è stato commissionato il ritratto di nozze della seconda, senza che quest’ultima lo sappia. Nel tentativo di portare a termine il lavoro, le due donne si conoscono e vengono travolte dalla passione.

 

Nadine Labaki

Il Libano è il cuore della filmografia della regista mediorientale, che dedica alla sua terra ben tre film: Caramel, E ora dove andiamo? e Cafarnao.

Nel primo mostra le vite e i problemi di cinque donne libanesi durante le sedute in un salone di bellezza; nel secondo racconta i tentativi di un gruppo di donne di distogliere gli uomini all’uso della forza, in una comunità divisa tra cattolici e musulmani. In Cafarnao, col quale vince il Premio della Giuria a Cannes e si aggiudica la nomination all’Oscar e al Golden Globe per il Miglior Film Straniero, porta al cinema la storia struggente ed emozionante di Zain, un bambino di 12 anni finito in prigione, che decide di fare causa ai suoi genitori per averlo messo al mondo.

 

Sofia Coppola

Figlia d’arte (suo padre è Francis Ford Coppola) Sofia Coppola è una delle poche registe a far parte dell’olimpo femminile del cinema. Abbandonate le aspirazioni d’attrice (ha avuto un piccolo ruolo ne Il Padrino) nel 1999, all’età di 28 anni, dirige il suo primo film, Il giardino delle vergini suicide. Tra le protagoniste Kirsten Dunst, con cui lavorerà di nuovo nel 2006 in Marie Antoinette.

Ai suoi film partecipano attrici dalla forte personalità, come Scarlet Johansson (Lost in Traslation), Elle Fanning (Somewhere, Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia), Emma Watson (in Bling Ring, da rivedere in home video) e Nicole Kidman (L’inganno, film che nel 2017 si aggiudica il premio come Miglior regia a Cannes). A dimostrazione che i sodalizi al femminile fanno rima con qualità e talento.

 

Valeria Bruni Tedeschi

Ha un’impronta molto biografica il cinema di Valeria Bruni Tedeschi. Sono le persone, le relazioni e le storie, ironiche e un po’ tragiche, della sua vita a ispirare i racconti che porta sul grande schermo. Amori e delusioni, crescita, abbandono, maternità, lutto, famiglia, passione. Qualcuno ha definito il suo cinema un’autobiografia immaginaria.

In Attrici ci sono le crisi e le insicurezze di un’attrice quarantenne; in Un castello in Italia il lutto e la solitudine dopo la morte del fratello malato di Aids. È  fragile e forte al tempo stesso la protagonista de I villeggianti, la sua opera terza, alle prese con le solite beghe familiari, un amore spezzato e un film in via di realizzazione. L’opera è stata presentato alla Mostra di Venezia, dove è riuscita a strappare risate e commozione.

 

Francesca Archibugi

Regista e sceneggiatrice italiana di grande sensibilità, Francesca Archibugi mette al centro del suo cinema l’anima dei suoi personaggi. Le dinamiche familiari sono un tema ricorrente della sua filmografia: la regista romana se ne occupa sin da Mignon è partita, suo debutto cinematografico nel 1988.

Molti i film di successo, da Il grande Cocomero a Verso sera (con un indimenticabile Marcello Mastroianni), dallo splendido Con gli occhi chiusi a Questione di cuore fino ad arrivare a Gli sdraiati, in cui torna a parlare di giovani e rapporti familiari. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Michele Serra e porta per la prima volta Claudio Bisio a recitare in un ruolo non comico.

 

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