Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, il terribile genocidio perpetrato dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale.
Perché il 27 gennaio?
Questa ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005, anno del sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento.
Il 27 gennaio 1945 è una data fondamentale nella storia mondiale: quel giorno le truppe dell’Armata Rossa liberarono i superstiti di Auschwitz, rivelando per la prima volta al mondo le atrocità del nazismo.
Perché un giorno della memoria?
Sono moltissime le persone che vorrebbero dimenticare la Shoah e non parlarne più, per non risvegliare ferite ancora aperte. Il Giorno della Memoria è però importante: non si può dimenticare una tragedia del genere, così come non si possono dimenticare le responsabilità – anche italiane – nello sterminio.
Il 27 gennaio vuole essere un’occasione per ricordare non solo i deportati – ebrei, ma anche dissidenti politici, omosessuali e zingari – e coloro che rischiarono la propria vita per nascondere o facilitare la fuga dei perseguitati. Serve a far riflettere sulle responsabilità e sulla solidarietà, per evitare che la storia si ripeta.
“Desidero che il mio messaggio venga compreso, affinché alcune cose non si ripetano” dice Fanny Ben-Ami, ebrea sopravvissuta alla Shoah, la cui storia ha ispirato il film Il viaggio di Fanny. E aggiunge: “Viviamo in un’epoca molto fragile, da ogni parte si levano voci che ricordano moltissimo quelle che si sentivano allora. Questo è molto pericoloso, anche per coloro che non sono ebrei. Perché dopo gli ebrei, andranno in cerca di altri bersagli. Ci riguarda tutti”.