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Lucky Red a Venezia81: Luca Guadagnino e il cast presentano Queer

Il regista Luca Guadagnino, insieme al protagonista Daniel Craig, ha presentato a Venezia 81 il suo nuovo film, l’attesissimo Queer.

Di Letizia Rogolino*

“Ho letto il libro di William S. Burroughs a 17 anni e mi ha cambiato per sempre” ha dichiarato Luca Guadagnino all’inizio della conferenza stampa del film Queer a Venezia 81. Dopo Challengers, infatti, il regista italiano torna al festival lagunare con l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo ambientato negli anni 50 con Daniel Craig e Drew Starkey protagonisti.

Chi siamo quando siamo da soli?

“Credo che la gioia sia stata il punto di partenza. Da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema e questo libro mi ha dato l’idea di qualcosa di diverso. La descrizione su pagina di quello che c’è tra questi due personaggi, l’assenza di giudizio, il loro comportamento e il romanticismo dell’avventura con una persona che desideriamo e amiamo. Volendo essere fedele a quel giovane che ero, ho continuato a pensare di dover portare questo romanzo sul grande schermo. Spero che alla fine di questo film il pubblico possa riflettere su chi siamo quando siamo da soli, chi stiamo cercando, a prescindere che siamo uomini, donne, che ci troviamo a Città del Messico o altrove” ha detto Guadagnino.

William Lee, interpretato da Daniel Craig, è un americano di mezza età tossicodipendente e solitario che vive a Città del Messico. Le sue giornate scorrono tutte uguali tra bevute e quattro chiacchiere al bar, brevi passeggiate nei dintorni del suo appartamento e poco altro. Ma un giorno incontra un ragazzo giovane e bello che accende in lui il desiderio. La loro relazione illude Lee di poter finalmente stabilire una connessione intima con qualcuno. Daniel Craig si mette alla prova con un personaggio diverso da quello a cui ci ha abituati fino a oggi. Presente a Venezia, l’attore ha detto in conferenza: “Drew e io abbiamo fatto molte prove prima delle riprese. Ballare con una persona rompe il ghiaccio. Non c’è niente di intimo in una scena di sesso perché si è in una stanza piena di persone che ti guardano durante le riprese. Volevamo che fosse toccante, commovente e il più naturale possibile. Abbiamo fatto in modo che fosse divertente”.

L’alchimia con Drew Starkey sulla scena doveva essere fondamentale per la riuscita del film. “Abbiamo fatto molte prove prima di girare, non solo per le scene più intime, ma anche per trovare quella libertà e cercare di capire cosa stava succedendo nelle nostre teste e liberare i nostri corpi, la nostra fisicità. C’è stato un coreografo dei movimenti che ci ha aiutato molto” ha aggiunto Starkey. Continuando: “Abbiamo lavorato per mesi sperimentando l’uno con l’altro, creando questa poesia. Abbiamo avuto due settimane per scoprirci e sul set eravamo già pronti. Luca crea uno spazio accogliente e, come attore, è un’esperienza unica. In ogni momento possiamo esplorare la storia da ogni punto di vista. Io e Daniel non siamo ballerini, ma insieme abbiamo ballato bene. Non ci sono limiti”.

Justin Kuritzkes si è occupato di adattare la sceneggiatura partendo dal romanzo Queer, coinvolto da Guadagnino nel progetto. “Quando me lo ha chiesto Luca sono stato molto felice. Non avevo letto il libro di Burroughs e quando l’ho fatto l’ho trovata una storia d’amore molto lineare. Così mi sono chiesto come concentrare il film su questo, e cosa avrebbe fatto cantare questo film” ha spiegato Kuritzkes. Il terzo atto, il viaggio finale, non c’è nel libro ma è un’aggiunta che serviva nel film, come ha rivelato il regista. “Abbiamo discusso a lungo sul set di Challengers con Justin sul perchè Burroughs non abbia completato il libro. C’era modestia nel suo lavoro e aveva messo da parte il libro per poi pubblicarlo dopo diversi anni”.

Amore e desiderio, perdita e solitudine

Queer è un film romantico, avventuroso e a tratti surreale che osa molto anche nella fotografia e nella scenografia perlopiù artificiale. “Abbiamo creato questo mondo in Cinecittà. Burroughs ha creato dei mondi in base ai propri canoni, quindi creare un film diversamente avrebbe tradito il libro. Volevamo fare un film burroughsiano. Lui crea mondi attraverso le parole e noi dobbiamo aggiungere un punto di vista visivo artigianale” ha spiegato Guadagnino. La scelta di Craig come Lee è stata sicuramente coraggiosa e fuori dagli schemi per molti, ma in conferenza il regista ha detto: “Ammiro Daniel da tantissimo tempo e avevo avuto questa intuizione che avevo poi soffocato. Penso che non bisogna sognare, ma fare i film. Lui ha accettato ed è stato un sì definitivo, ed è stato un privilegio lavorare con lui. Una delle grandi caratteristiche dei grandi attori è la loro generosità, la capacità di essere mortali sullo schermo, pochi lo sono e consentono di far vedere agli altri le proprie fragilità”. 

Per prepararsi al ruolo l’attore di 007 ha confessato di aver “guardato molte interviste a Burroughs. Era questo personaggio, parlava con una certa profondità, ma riflettendo su questo ho letto Queer e ho pensato che dovevamo cercare l’altra persona, chi era lui veramente. Il film parla di amore, desiderio, ma anche di perdita e solitudine” ha detto. Infine Guadagnino ha sintetizzato la sua idea alla base del film, lasciandosi andare anche a confessioni personali: “Sono un signore che va a letto presto, non ho mai assunto droghe, ho perso 15 kg, posso contare sulle due mani gli amanti che ho avuto in tutta la vita. Oggi sono molto franco con voi, adoro l’idea di vedere le persone e non giudicarle. Anche la persona peggiore può essere qualcuno con cui ci identifichiamo. Lee sta sprofondando in questa ossessione che non riesce ad afferrare e Drew annega anche in questo rapporto. Sopravvivono separandosi e aumentando le dipendenze. Il regista deve cercare l’umanità anche nelle zone più oscure”.

 

Foto: La Biennale di Venezia

 

Giornalista pubblicista, laureata al DAMS, ama il cinema e viaggiare. Scrive di film, serie tv e viaggi per varie testate, coltivando anche un lato social tra Instagram e Youtube. Multitasking e curiosa, lavora in varie forme nel settore della comunicazione. Si rilassa guidando, correndo all’aperto e suonando il banjo, o almeno ci prova.
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