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Il successo dei registi “made in America Latina”

Non importa da quale nazione provenga: ogni regista che si rispetti sogna di conquistare la critica e gli spettatori ad ogni latitudine. Negli ultimi tempi, sembra che il mondo del cinema stia accogliendo benevolmente soprattutto i film maker del Sud America, che portano a casa statuette e una pioggia di applausi dai Festival internazionali.

Ai “veterani” – Lelio, del Toro, Cuarón, Iñárritu e Larraín – si è aggiunto Marcelo Martinessi dal Paraguay, al suo esordio per un lungometraggio con il delicato e toccante Le Ereditiere, da rivedere in home video e digital download.

Le loro pellicole convincono critica e pubblico: i registi latino-americani sono sempre più sulla cresta dell’onda.

“I fuoriclasse” dietro la macchina da presa

Con la sua opera prima dal titolo Le Ereditiere Martinessi ha già portato a casa due successi: al Festival di Berlino ha vinto l’Orso per la miglior attrice, Ana Brun, e il premio Alfred Bauer per l’innovazione. La sua storia tutta al femminile scava nei personaggi e nelle loro debolezze in un contesto a lui familiare: la società borghese di Asuncion, in una terra consacrata dalle disparità di classe e dai ruoli sociali consolidati.

Arriva dal Cile Sebastián Lelio, Oscar per il Miglior film in lingua straniera assegnato al suo Una donna fantastica – primo vincitore nella storia del cinema cileno, e terzo in quella del Sud America – sempre in prima linea nell’invito al rispetto e alla tutela dei diritti umani. Già con Gloria aveva conquistato Berlino nel 2013, quando Paulina Garcia si era portata a casa l’Orso d’argento come migliore attrice (proprio come Ana Brun).

Da sempre attento alle tematiche sociali (è stato anche il produttore di Una donna fantastica), Pablo Larraín rappresenta uno dei cineasti meglio capaci di raccontare l’America Latina e le sue contraddizioni. Cileno, classe 1976, apprezzato per lo stile originale e spesso raggelante.

Tra i titoli per cui si ricorda: Tony Manero, Post Mortem, No – I giorni dell’arcobaleno, Il club, Neruda e Jackie. Incentrato sulla figura della First lady Jacqueline Bouvier, interpretata da Natalie Portman, la pellicola, presentata in concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, si è aggiudicata il premio per la migliore sceneggiatura e ha ricevuto tre candidature ai Premi Oscar nella categoria Miglior colonna sonora, Migliori costumi e Miglior attrice protagonista alla Portman.

“Los tres amigos” del Cinema

Sono invece partiti dal Messico Guillermo del Toro, Alfonso Cuarón e Alejandro González Iñárritu, meglio conosciuti come “los tres amigos”. Amici lo sono per davvero, accomunati dalla quantità di premi vinti nel corso della loro carriera.

Nato a Città del Messico, nel 2001 Cuarón ha incantato la critica con Y tu mamá también, racconto di formazione a tinte erotiche con cui ha ottenuto la nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura. Nel 2004 dirige il terzo film della saga fantasy di Harry Potter, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban ma la definitiva consacrazione arriva solo nel 2013 con Gravity. È subito valanga di riconoscimenti: sono sette i premi Oscar, compresi quelli al Miglior regista e al Miglior montaggio assegnati allo stesso Cuarón. Il suo ultimo lungometraggio, Roma, è il vincitore del Leone d’oro alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Tra i “fuoriclasse messicani” non si può dimenticare Alejandro González Iñárritu: primo regista messicano a ricevere una nomination come miglior regista agli Oscar, secondo a vincerlo dopo il concittadino Alfonso Cuarón e il primo a vincerne due consecutivamente. È stato anche il primo messicano ad aver vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes per Babel. Nel 2015 vince tre Premi Oscar come miglior film, miglior regista e migliore sceneggiatura originale per Birdman. Nel 2016 il suo Revenant – Redivivo con Leonardo DiCaprio vince tre Golden Globe e viene anche candidato ai Premi Oscar 2016 per ben 12 statuette, vincendone tre (a lui va quella per miglior regista). Nel 2018 vince un Oscar onorario per aver diretto in realtà virtuale il cortometraggio Carne y Arena.

A chiudere la nostra rosa è Guillermo del Toro, altro “gigante” dell’America Latina che ha collezionato successi al botteghino e ammirazione da parte della critica. Il suo ultimo lavoro, La forma dell’acqua – The Shape of Water (2017), ha ricevuto numerosi riconoscimenti: ha vinto il Leone d’Oro alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, due Oscar nelle categorie miglior regista e miglior film, oltre a una candidatura per la migliore sceneggiatura originale.

Sono loro, dunque, i registi dell’America Latina che tengono alta la bandiera del Cinema attuale conquistando occhi e cuori di tanti fan sparsi per il mondo.

 

 

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