Dogman
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Luc Besson
Venezia80
Lucky Red a Venezia80: Luc Besson presenta Dogman

L’ottantesima Mostra del Cinema è iniziata! Ti portiamo a Venezia, alla scoperta dei titoli Lucky Red. Iniziamo da Dogman, presentato al Lido dal regista Luc Besson e dal protagonista Caleb Landry Jones.

Di Letizia Rogolino*

“A 17 anni mi è stato detto che ci vogliono due anni per fare un bel film e due minuti per rovinarlo”. Luc Besson è sbarcato al Lido di Venezia il 31 Agosto per sorprendere e commuovere il pubblico con il suo Dogman, film drammatico dalle tinte dark che racconta la storia di Douglas, un uomo con un’infanzia segnata dagli abusi che trova conforto nei cani. Interpretato magistralmente da Caleb Landry Jones, Douglas cresce vittima di un padre violento e instaura, fin da bambino, un legame speciale con un gruppo di animali da combattimento che diventano la sua famiglia, mentre si trasforma gradualmente in un adulto tormentato.

A quattro anni dal suo ultimo film Anna, il regista francese torna in grande stile, conquistando il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia. Durante le attese in fila nella seconda giornata di festival sono in molti a consigliare la visione di Dogman con entusiasmo e gli occhi lucidi, mentre nella testa riecheggia la malinconica La foule di Edith Piaf tra i brani della favolosa colonna sonora che accompagna il film.

Viaggio in un’anima ferita

L’attore camaleontico definito da molti “il nuovo Johnny Depp” ha lavorato sei mesi per preparare al meglio questo ruolo ricco di sfumature psicologiche ed emotive, affrontando anche la sfida fisica di rendere credibile una forte disabilità. Risulta facile paragonarlo al Joker di Joaquin Phoenix per la personalità emarginata e folle che lo rende vittima della solitudine e degli sguardi commiserevoli del mondo esterno, tuttavia Dogman è un viaggio intenso e brutale in un’anima ferita, il cui destino è già inesorabilmente scritto. A chi ha notato alcuni riferimenti cinematografici però Besson ha risposto che non è esperto di cinema anche perché da piccolo non aveva la tv in casa e i film per vederli li doveva noleggiare. “Mi influenzano le persone che incontro per strada, cerco di immaginare la loro vita, ma non traggo ispirazione da altri”.

L’idea di Besson nasce da un fatto realmente accaduto di un bambino che è stato rinchiuso in una gabbia per un certo periodo, come lo stesso regista ha raccontato in conferenza stampa a Venezia 80.  “Da quando ho 16 anni scrivo alle 5 di mattina per sfuggire a questo mondo. Quando ho letto questo articolo ho riflettuto sulla vita di un ragazzo con le radici tagliate in questo modo. Cosa puoi diventare se vivi un’esperienza simile? Un terrorista o Madre Teresa? Ho solo provato a immaginare” ha detto, aggiungendo che per il ruolo da protagonista Caleb Landry Jones ha perso 20kg e il processo artistico non è stato facile.

“Siamo stati in una spa per perdere peso e studiare l’andatura di Douglas in seguito alla ferita grave alla colonna vertebrale. Ci hanno spiegato che cambia molto se le parti danneggiate in quel punto sono 7 o 9 e con l’aiuto di un professore abbiamo provato a capire il giusto andamento per camminare del personaggio. Abbiamo fatto molte prove e ogni mattina c’era un rituale con 100 cani. Andavamo in un parco e dopo 10 minuti eravamo pieni di fango perchè loro correvano, ma l’importante era che sul set loro ci riconoscessero”.

“Ovunque ci sia un infelice Dio invia un cane”

si legge su schermo nero all’inizio di Dogman in cui i “migliori amici dell’uomo” hanno un ruolo assolutamente fondamentale. “Ci sono cose che possiamo insegnare ai cani, ma poi l’importante è seguirli e capire cosa provano e pensano” ha detto Besson, raccontando le difficoltà nel gestire questi attori a quattro zampe sul set con l’aiuto degli addestratori esperti. “Non mi aspettavo che ci fossero 25 addestratori, uno ogni 2 cani e durante le riprese agivano solo alla voce del padrone. Così quando dicevo ‘Ciak’ 25 voci contemporaneamente davano istruzioni ai cani e Caleb leggeva tranquillamente Shakespeare. Una situazione delirante”.

“Mi è stata chiesta una performance controllata” ha detto Jones, sorridente ma anche piuttosto sfuggente con la stampa, alla maniera di Phoenix e altri artisti che si amano nonostante la loro eccentricità e imprevedibilità perché il loro talento trae forza da un mondo personale fuori dagli schemi, eppure intrigante e magnetico. Luc Besson lo ha scelto per il suo film dopo aver apprezzato la sua interpretazione in Barry Seal – Una Storia Americana: “Gli ho chiesto se gli piacessero gli animali e abbiamo costruito un po’ alla volta il film. Non puoi intraprendere un lungo viaggio con una persona che non ti piace”.

Dogman è attraversato indubbiamente da una riflessione sulla religione e la fede, ponendosi domande piuttosto che dare delle risposte. “C’è una battuta nel film che dice “Le nostre radici sono le basi dell’essere umano, ma sono invisibili”. Per me è un’analogia molto forte, vediamo l’essere umano ma non il suo passato. Tutte le religioni parlano di fede, ma come mantenerla in una situazione del genere. Non è una posizione di giudizio, ma chiedo se ci fosse un Dio per aiutare questo bambino cosa farebbe? L’unica risposta la trova alla fine, l’essenza quasi religiosa, ma le risposte non le abbiamo, sono dentro di noi e dobbiamo trovarle” ha dichiarato Besson, precisando che con questo film ha voluto rispettare coloro che credono.

* Giornalista pubblicista, laureata al DAMS, ama il cinema e viaggiare. Scrive di film, serie tv e viaggi per varie testate, coltivando anche un lato social tra Instagram e Youtube. Multitasking e curiosa, lavora in varie forme nel settore della comunicazione. Si rilassa guidando, correndo all’aperto e suonando il banjo, o almeno ci prova.

 

 

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Il Film

Nell’America del “white trash”, Douglas viene rinchiuso dal padre violento in una gabbia per cani da combattimento che invece di attaccarlo lo proteggono, diventando suoi alleati nella vita. Così, in un viaggio per guarire le ferite che la sua infanzia gli ha cucito addosso, Douglas cerca di trovare la propria strada, anche se ciò significa infrangere le regole sociali.
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